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Confronto EasyDive Leo 3 vs. custodia tradizionale

di Massimo Boyer

Confronto EasyDive Leo 3 vs. custodia tradizionale

Abbiamo voluto provare la custodia Leo 3 di Easy Dive, mettendola a confronto con le custodie fotografiche che definiamo tradizionali, cercando di capire come funzioni una custodia basata su un’idea innovativa e se effettivamente possa portare dei benefici al fotografo. Cerco di essere obiettivo al massimo, e lascio… ai lettori l’ardua sentenza.

Prima impressione. Mi sono trovato tra le mani questo nuovo oggetto (bellissimo, ma non voglio parlare di estetica, solo di funzionalità), e ammetto che mi ci è voluta qualche immersione per capire a fondo come utilizzarlo al meglio. Ho perso tempo schiacciando fino a metà il pulsante di scatto e guardando con delusione l’immagine sfocata nel mirino, prima di abituarmi al concetto che con i comandi elettronici non si lavora in questo modo. Sono pulsanti ON/OFF, interruttori acceso o spento, non hanno gradazioni intermedie. La Leo 3 (unica sul mercato) ha una trasmissione elettronica dei comandi. I pulsanti sul corpo esterno della custodia, attraverso un collegamento con le porte USB della macchina fotografica, trasmettono il comando in forma di impulso elettromagnetico. Ecco cosa intendo quando parlo di fare l’abitudine a un nuovo modo di fotografare.

Dopo qualche immersione e tanti scatti, sono pronto per mettere a confronto le caratteristiche operative che un fotografo richiede alla sua custodia, sul campo. Leo 3 contro la custodia tradizionale con comandi trasmessi in forma di pulsanti o leveraggi che perforano lo strato di alluminio e vanno ad agire meccanicamente sulla fotocamera.

Ma bando alle ciance, cominciamo il nostro confronto.

Voi cosa chiedete alla vostra custodia ideale?

• Dimensioni.

Contano, e per una custodia è meglio essere piccola. Custodie costruite su misura attorno a un modello di fotocamera avranno dimensioni interne fatte su misura, senza spazi vuoti di conseguenza saranno più piccole, più leggere fuori dall’acqua, più comode da trasportare. La Leo 3 non è enorme, ma per il fatto di potersi adattare a più modelli è più grande e pesante della maggior parte delle sue concorrenti.

• Numero comandi trasmessi.

Una custodia tradizionale, attraverso il sistema dei pulsanti riportati all’esterno, ha la possibilità di trasmettere virtualmente tutti i comandi. L’utente può, durante le fasi di stanca dell’immersione, mettersi a cancellare i fotogrammi venuti male, o cambiare le opzioni del menu, o rivedere quello che ha prodotto. Leo 3, un poco per scelta e un poco per salvaguardare la velocità del software, trasmette alla pulsantiera solo i comandi essenziali.

• Maneggevolezza.

Una volta sott’acqua, come si brandisce questa custodia un poco più grande?

Grazie alle impugnature ergonomiche, con la corretta inclinazione, a un perfetto bilanciamento e a un equilibrio idrostatico neutro, in acqua la custodia sta in mano senza sforzo, nella giusta posizione, e il passaggio da inquadratura orizzontale a verticale è naturale e velocissimo.

• Semplicità.

Con il numero dei comandi di un apparecchio fotografico digitale moderno ci si può perdere. Ma quando siamo sott’acqua, leggermente instupiditi dall’azoto, il fatto di poter contare su pochi comandi essenziali e soprattutto di sapere esattamente dove trovarli anche senza guardare, ha un valore in quanto ci permette di essere veloci e di cogliere l’attimo nelle situazioni impreviste. Per inciso, con la mia Nikon D 7100 dentro la Leo 3, senza allontanare le mani dall’impugnatura ma solo spostando il pollice della mano destra posso: mettere a fuoco, cambiare tempo, diaframma e sensibilità. Col pollice sinistro posso cambiare il modo di metering (media / media pesata / spot), cambiare la posizione del punto di messa a fuoco, compensare l’esposizione. L’indice sinistro può cambiare modalità di bilanciamento del bianco o di autofocus. L’indice destro, ovviamente, è quello che mette a fuoco e scatta. Dopo poco esercizio le dita trovano veloci il pulsante che serve. È tutto quello che vi occorre?

• Precisione dei comandi.

Questo è un concetto nuovo, seguitemi. Con una custodia tradizionale per mettere a fuoco devo premere fino a metà corsa il pulsante di scatto, poi aumentando la pressione scatto. Tutti lo abbiamo imparato, tutti ci siamo picchiati con il fatto che le dita fredde e il leveraggio non favoriscono certo la sensibilità. Ma abbiamo imparato a usare il meccanismo che avevamo a disposizione. Con Leo 3 si cambia. Dopo qualche prova, ho impostato la modalità che di default sarebbe secondaria: premendo il pulsante di scatto si attiva la messa a fuoco, rilasciandolo si scatta. Il meccanismo è preciso e puntuale, con soggetti mobili lavora benissimo in abbinamento all’autofocus C (continuo).

Click, metto a fuoco, tengo il soggetto a fuoco e ritocco la composizione dell’immagine, quando mi soddisfa rilascio e scatto. Preciso e veloce, anche con le dita intirizzite non perdo un colpo.

• Velocità di scatto.

Alla pressione (o al rilascio, secondo la modalità impostata) del pulsante di scatto sulla custodia corrisponde la chiusura dell’otturatore, istantanea. I problemi semmai sono i soliti: la nostra velocità di reazione, i flash che devono ricaricare. In questo Leo 3 si comporta esattamente come la custodia tradizionale.

• Operatività in profondità.

Grazie ai comandi elettromagnetici, che non sono sensibili alla pressione, le custodie Easydive sono attualmente le sole operative alla profondità di 150 m. Con l’affermarsi della subacquea tecnica, questo dettaglio non è da trascurare. Altre custodie vanno in blocco oltre un certo livello, Leo 3 continua a funzionare.

• Assistenza.

L’assistenza personalizzata è una necessità se si lavora con una custodia basata sulla possibilità di aggiornare e cambiare il software, per adattarla a nuovi modelli di fotocamera o a nuove situazioni. Non mi posso lamentare per l’assistenza che ho ricevuto con la passata custodia, ho ricevuto pezzi di ricambio mentre ero in barca in Indonesia da intrepidi funzionari FedEx stile Tom Hanks. Ma l’assistenza Easy Dive, sempre reperibile quando serve, via telefono e e-mail, e la semplicità di aggiornamenti che vi raggiungono nella casella e-mail dovunque voi siate, è il futuro. 

• Allagabilità.

Qualcuno ha detto che non dobbiamo chiederci se, ma quando allagheremo la custodia (toccatevi pure). Quanti buchi ha una custodia tradizionale? Uno per ogni comando trasmesso all’esterno. Non vogliamo creare allarmismi, ogni buco è ben protetto da uno o due o-ring, ma gli o-ring sono soggetti a usura, una manutenzione periodica è necessaria. Quanti buchi ha una Leo3? L’unico comando passante, di cui non si potrebbe fare a meno, è quello per zoomare. Il dorso si chiude a libro ed è bloccato con due clip metalliche, è accuratamente sigillato da un doppio o-ring. Un allarme acustico e visivo (led) ci avverte in caso di infiltrazione.

• Flessibilità.

È il principale punto di forza della Leo 3, che ci permette di seguire i cambiamenti di rotta del mercato del digitale senza più l’incubo (leggi: la spesa) di dover cambiare tutto. Decidete di cambiare apparecchio fotografico, o semplicemente vorreste alternare al primo un secondo corpo macchina, diverso? Con una custodia tradizionale questo vorrebbe dire comperare una nuova custodia. Invece adesso vi basterà richiedere all’assistenza di spedirvi per corriere la basetta da inserire sotto al nuovo modello e per e-mail l’aggiornamento software, riprogrammare la custodia con l’aggiunta del software dedicato, e voilà. La vostra Leo 3, da questo momento in avanti, riconoscerà i due corpi macchina quando li inserite. Avevate un’altra custodia e vorreste tenere i vecchi oblò? Leo 3 può montare innesti dedicati per usare gli oblò della vostra vecchia custodia. Abbattiamo i costi di gestione.

Conclusione:

a mio modesto parere, Leo 3 si segnala come un’ottima soluzione al servizio di chi voglia fare della fotosub a un livello superiore. Con alcuni effettivi punti di forza, come la profondità operativa, la possibilità di cambiare macchina fotografica senza cambiare tutta la custodia, l’assistenza, e alcune chicche che semplificano il lavoro del fotosub (semplicità, maneggevolezza, precisione e velocità).

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